Foto Flickr di Nico Piotto: https://flic.kr/p/6iZmM2
Cammina piano, lento, non farti spaventare dal buio che mi nasconde alla fine del lungo corridoio. Quando hanno abbandonato tutto, solo io sono rimasto. Hanno lasciato tutto in asso, anche la polvere e i resti di cibo e di vita ovunque. Improvvisamente si sono detti su! andiamo e sono andati, tutti e incuranti di ciò che lasciavano dietro di loro: vite, destini, fotografie di madri e padri che tanto avevano lavorato per costruire ogni cosa, compreso questo edificio dove io e tanti altri bambini, finché lo sono stati si intende, hanno costruito futuri belli o brutti. Perché i futuri non lo sai mai come vanno a finire, alle volte partono spediti e sembra che non si fermeranno per nessuna ragione, ma invece dopo un po’ crollano in un burrone e non li vedi più, senti solo il tonfo sul fondo e pensi a quanto sei stato fortunato per il tuo semplice non considerare il domani. Non ci pensavamo allora noi piccoli e stavamo in fila, nei nostri grembiuli neri, con i fiocchi azzurri, in tanti slacciati, a rispettar le voci stridule di maestre rigide e alcune materne, ma sempre ordinate nei loro lindi vestiti di lavoro.
Poi puff! di colpo tutti via, in perfetta sincronia. Tutti, tranne me che non avevo nessuno che mi svegliasse in quella notte, nessuno che volesse spendere un solo minuto per cercarmi e raccontarmi cosa stava accadendo. E così sono rimasto ignaro di quella fuga improvvisa e al mattino, appena alzato, sono andato in giro per le strade vuote, sino alla scuola, con il mio solito grembiule nero e il fiocco azzuro slacciato, perché nessuno lo aveva saputo annodare.
Ho sofferto? Non saprei, non mi sono mai chiesto se di dolore si può parlare quando di colpo perdi tutto, ma ti accorgi che di fatto nulla avevi prima. Forse sono stato triste, ma ora se vuoi davvero vedermi, segui il pavimento divelto di questo corridoio sino in fondo, oltre la fila d’attaccapanni vuoti in disuso, lì dove la luce delle grandi finestre stenta ad arrivare. Vieni facendo rumore che tanto nessuno, a parte me s’intende, ti sente. Vieni, non avere paura, che basta quella mia a riempire questo spazio perennemente vuoto nel quale io, ma non ti chiedere da chi, mi sono per sempre nascosto.