Intanto buon anno a tutti. E sì, perché quest’anno Sanremo per me è stato un recupero del Capodanno. La cena con amici che non avevamo potuto fare, tirare tardi insieme e poi a tarda notte commentare ancora. E la sensazione oggi è la stessa di capodanno: ti svegli e non è successo niente in realtà. È sorto un altro sole, un giorno nuovo. Tutto qui. E però c’è stato il prima e il dopo. Ti chiedi se di quel dopo sai leggere il futuro, il come sarà quel nuovo anno in attesa che arrivi il nuovo nulla del capodanno, del prossimo festival. Un altro prima e un altro dopo da inventare; in mezzo un po’ di musica, due risate, tutto qui. Unica differenza non c’erano le lasagne di rito da scaldare per pranzo a mano a mano che ci si sveglia. Per l’anno prossimo è cosa da migliorare.
Alla fine podio scontato: primi Mahamood e Blanco, brano classico spendibile in chiave Eurovision (non è che in giro per l’Europa ci sia tutta questa grande musica che partecipa a questo festival eh!). Seconda Elisa e va be’ meno di così non era costituzionale. Terzo il giovane del festival Giannino Morandi con un brano di repertorio.
E ora? E ora niente. Amadeus, per quanto noioso in conduzione ha avuto il merito di far lavorare uno staff che ha ha ben chiaro quanto ciò che accada sul palco sia solo una parte del gioco. Ha inserito tutta la parte di nuova generazione, più attiva sui social e ha riportato su Sanremo questa fetta di pubblico che prima era esclusa. Prima di criticare il suo lavoro bisogna considerare quanto efficacemente si sia lavorato su questo.
La musica è quella che è, ma la musica di livello ha bisogno di professionisti e di tempo. Tutta roba che costa. E quanto siamo disposti a pagare per questo? Zero, quindi calma e gesso e soprattutto proviamo a capire alcune cose semplici.
La musica prima di arrivare sullo schermo tv passa oggi da TikTok. Questo può piacere o meno, ma è un dato.
Il gusto attuale ha in Madame un buon simbolo esplicativo. Persone che generano un mondo di suoni nella loro cameretta. Sono quelli della DAD in fondo. Alle volte si tratta pure di gente che ha una preparazione musicale elevata, che nessuno di noi è disposto a pagare. Che usa elettronica senza parsimonia, autotune spinto e scrive per i propri coetanei prodighi di click. Dare giudizi acidi è simile a quanto facevano i genitori dei fans dei Sex Pistols. Con l’aggravante che quei fans mitizzano ancora i vecchi idoli, indossano regolarmente la cravatta in banca e sputando sull’autotune.
La musica trova sempre il senso, ma per capirlo bisogna aspettare. Vive nel futuro la musica e quando parla del passato vince i festival. Poi ti arrivano i Måneskin che parlano di futuro con suoni del passato, vincono il festival e ti sparano una Coraline da brivido. E non è che ci capisci niente. Perché non c’è niente da capire, devi solo sceglierti una canzone appenderla a una gruccia e conservarla nell’armadio dei ricordi. Prima o poi ti servirà e la tirerai fuori. Sarà una roba stupida, di quelle che non confesseresti mai di aver sentito quella volta. E la indosserai. Perché non c’è nulla che non torna di moda. E ti starà a pennello, neanche il tempo non fosse passato.
Io ora me ne torno tra le mie cose. Le mie storie. Le strane canzoni che ascolto. Ci siamo ridati appuntamenti per l’Eurofestival nel gruppo d’ascolto. Chissà. E comunque l’anno prossimo se tutto va bene e la padrona di casa ci ospita si torna a fare le solite battute sui vestiti di Orietta e a litigare a casa per i nuovi concorrenti con figli e moglie. Si torna a fare la cena della finale e il capodanno sanremese.
Tutto come sempre, almeno finché dura.
Provate a fare una buona vita in questo nuovo anno.
Ah, a proposito. La più divertente di questa edizione è questa qui per me. La vincitrice che ho messo nel mio armadio.
Ciao ciao.
evviva è finito! Non ne potevo più.
Per me Dargen D’Amico. Almeno ha avuto il coraggio di fare una canzone di consumo.
E comunque il problema del Festival non sono i giovani e nemmeno i vecchi: sono quelli in mezzo che dicono agli altri due chi devono ascoltare.
Concordo. Nessuno dovrebbe dire mai cosa ascoltare e cosa no
“Poi ti arrivano i Måneskin che parlano di futuro con suoni del passato”… ecco, lo hai detto tu, “con i suoni del passato.” Ho capito che tu hai il polso del panorama musicale presente passato e futuro, sicché mi vien da chiederti se sono solo io che non considero “musica” svariati stili del presente come il rap e succedanei ma non solo?
“Ciao ciao”… ma sai che non l’avevo ancora ascoltata? 🙂
Non credo che esista uno stile musicale che non sia “musica”. Ci sono dei codici che non apprezziamo e non tutto il rap è uguale. La musica è la lingua che descrive le emozioni e ognuno la declina per appuntare le sue e raccontarle. C’è musica elettronica emozionante e c’è chi degli “errori” delle macchine ha fatto un veicolo per nuovi suoni: il glitch.
Io penso che tutta la musica vada ascoltata per conoscerla e una volta conosciuta posizionata nei momenti giusti per agganciarci una emozione propria.
Ciao ciao resterà a lungo. E LRDL continuano a saper giocare con performance musica e testi.