Ventidue

Pubblicato: 30 dicembre 2013 in Delirii

Lui e lei sono nella sala d’aspetto.
Fermi.
Non sono seduti accanto, perché non hanno spazio per farlo. Il loro è un ingombro sterico prodotto della loro persona e dei loro pensieri.
Sì, forse si amano e sicuramente più d’una volta si sono amati.
Ma ora sono fermi e isolati apparentemente nel bianco accecante della sala d’aspetto.
Porte assenti così come per le altre utili aperture rendono ipotetica la collocazione reale.
Da qualche parte saranno pur dovuti entrare.
Eppure non ho intenzione di operare inserimenti postumi di aperture. Loro due sono dentro da sempre. Generati, non creati, con la sala stessa. Bianca, accecante.
Addirittura funerea se collocata nella giusta prospettiva di segregazione eterna. E bianchi accecanti le loro – come dire – vesti. Ché tale nome mal si addice al ricoprire la loro figura per non mostrarsi nudi.
Non che qualcosa di male o inadeguato alla circostanza ci sia in un loro stare nudi a rimirarsi in quello spazio confinato. No! È che forse una tal evenienza ha da esser considerata per via del passato.
E sì. Loro hanno un passato, ma non su questo stanno silenziosamente meditato nella sala d’attesa.
Probabilmente ad un tratto qualcuno chiamerà il loro nome. Sì, certo che accadrà, e così anche noi – io e voi – lo conosceremo.
Non che questa informazione abbia importanza alcuna, ma fa parte della prassi. Dell’uso quotidiano che caratterizza il nostro esistere.
Attendiamo ognuno, con il nostro nome ben fissato in testa, il manifestarsi di un evento che ci estragga dal confinamento bianco e accecante. Non sarà quindi differente né per lui né per lei.
Eppure non mi sembrano in attesa di qualcosa. Hanno il volto di chi è arrivato e riposa dopo il viaggio dispendioso di energie destinate al moto.
Perché è evidente che vengono a piedi da lontano. Con il loro carico da poggiare esattamente nel punto dove confluiscono i ricordi del lungo tragitto.
Hanno preso un souvenir in ogni piccolo paese nel quale si sono fermati, ed ora sono stracolmi di oggetti e piccoli pensieri delicati adesi ad ognuno di essi. E questo cumulo sta proprio al centro della sala d’attesa. Lei e lui ammirano ogni singolo oggetto registrando il residuo di gioia che ogni pensiero connesso concede ancora loro.
Ed è così che passano il loro fine anno. Ascoltando i racconti della versione bella del loro viaggio.
Il buio e le nuvole le hanno lasciate fuori dalla stanza.
Per questo ho evitate aperture e punti di contatto con la fredda aria esterna della notte. E ne godono di questa assenza. Sì, sì! Ne godono, ogni tanto guardandosi timidamente negli occhi ed arrossendo di tutta quella delicata presenza di senso che li permea. Bianchi e accecanti sino al prossimo viaggio.

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